Ai sensi degli Art. 2, comma 1, lettera b) e 4, comma 1 del D.L. del 28 Agosto 1997, n. 281 è stata riconosciuta ufficialmente la cosiddetta 'Pet Therapy', all'interno del Servizio Sanitario Nazionale. Tale decreto non rappresenta solo un importante riconoscimento del valore terapeutico dell'animale, peraltro già noto da tempo all'interno di programmi ben definiti, ma abbatte anche numerosi vincoli pratici e pregiudizi, che impedivano il loro accesso in ospedali, istituti e case di riposo.

 

Le origini

Le origini la 'Pet Therapy' nasce nel 1953 in America, ad opera dello psichiatra Boris Levinson. Mentre lavorava con un bambino autistico, si rese conto che il suo cane gli offriva la possibilità di proiettare le proprie sensazioni interiori, costituiva un'occasione di scambio affettivo, di gioco e rendeva più piacevole le sedute. Nel 1961 coniò il termine 'Pet Therapy', oggi sostituito in italiano, più propriamente, da Terapie Assistite dall'Animale (TAA). L'espressione Pet Therapy, infatti, viene utilizzata per indicare i programmi di addestramento del comportamento animale. La Terapia Assistita dall'Animale (TAA) è "un intervento che ha obiettivi specifici predefiniti, in cui un animale, che risponde a determinati requisiti, è parte integrante del trattamento. La TAA è diretta da un professionista con esperienza specifica nel campo, nell'ambito dell'esercizio della propria professione". Ad essa si affiancano le Attività Assistite dall'Animale (AAA), "interventi di tipo educativo, ricreativo e/o terapeutico, che hanno l'obiettivo di migliorare la qualità della vita. Gli interventi di AAA possono essere erogati in ambienti di vario tipo, da professionisti opportunamente formati, para-professionisti e/o volontari, con animali che rispondono a determinati requisiti".

 

Per chi?

Coloro a cui le TAA possono arrecare dei benefici, in affiancamento ad altre forme di terapia, sono:

persone difficoltà relazionali;

  • persone in stato confusionale, ad esempio, affette da morbo di Alzheimer, sclerosi multipla, demenza, schizofrenia, ictus;
  • persone con disordini dello sviluppo quali: sindrome di Down, sindrome fetale da alcool, paralisi cerebrale, autismo, iperattività, deficit da attenzione;
  • persone con disabilità fisiche quali: morbo di Parkinson, paralisi cerebrale, sclerosi multipla, distrofia muscolare, ictus, spina bifida;
  • persone con difficoltà di parola legate, ad esempio a: sclerosi multipla, disordini dello sviluppo, ictus, problemi di udito, depressione, paralisi cerebrale;
  • persone con problemi di udito, che può indurre un forte senso di isolamento;
  • persone con problemi di vista, nelle quali alcune modalità sensoriali, quali udito e tatto, risultano maggiormente sviluppati, per compensazione;
  • persone con disturbi psichiatrici, quali: depressione reattiva e/o endogena, schizofrenia, disordini alimentari, disturbi di personalità;
  • individui che hanno subito deprivazioni sensoriali;
  • malati terminali;
  • bambini;
  • anziani

 

Ma non per...

Le TAA non sono consigliabili:

 quando la presenza di un animale induce la competizione all'interno di un gruppo;

 per persone con ferite aperte o con deficit del sistema immunitario;

 per persone con disturbi psichiatrici, che li porta ad essere violenti;

 nel caso di fobie specifiche nei confronti degli animali

 

Ad ogni modo, tuttavia, è necessario valutare la personalità sia dell'animale, sia del potenziale utente, e la patologia di quest'ultimo, in modo da favorire un adattamento reciproco.

 

Meccanismi d'azione

Le TAA sono finalizzate ad un miglioramento delle condizioni fisiche, sociali ed emotive delle persone a cui sono dirette. Non si propongono come metodo unico, infallibile, né in sostituzione ad altre forme di terapia, bensì in affiancamento ad esse. La prescrizione, la progettazione e l'attuazione di un simile intervento richiede la presenza di una equipe multidisciplinare, a seconda del paziente e della patologia da trattare.

 

I meccanismi d'azione fondamentali di questo tipo di intervento sono: 

  • il rapporto uomo-animale, affettivo ed emozionale, in grado di arrecare non solo benefici emotivi e psicologici, ma anche fisici, quali l'abbassamento della pressione sanguigna, il rallentamento del battito cardiaco;
  • la comunicazione uomo-animale, che si basa su una forma di linguaggio molto semplice, cadenzata, con ripetizioni frequenti, tono crescente e interrogativo, che produce un effetto rassicurante, sia in chi parla, sia in chi ascolta.
  • la stimolazione mentale: che si verifica grazie alla comunicazione con l'altro, alla rievocazione di ricordi,
  • all'intrattenimento, al gioco, che riducono il senso di alienazione e isolamento;
  • il tatto: il contatto corporeo, il piacere tattile permettono la formazione di un confine psicologico, della propria identità, del proprio Sé e della propria esistenza;
  • l'elemento ludico, cioè il gioco e il divertimento, che portano benefici psicosomatici.Le persone, tramite esso, possono liberare le loro energie e ricavare sensazioni di benessere e di calma; 
  • la facilitazione sociale: la presenza di un animale, spesso, costituisce un'occasione di interazione con altre persone; 
  • la responsabilità: proporzionale alla propria età e alle proprie possibilità, nella cura di un eventuale animale di proprietà; 
  • l'attaccamento: il legame che si viene a creare tra uomo e animale può, almeno in parte, compensare la mancanza eventuale di quello inter-umano, e, comunque, favorire lo sviluppo di legami di attaccamento basati sulla fiducia, che potranno, in seguito, essere anche trasferiti ad altri individui; 
  • l'empatia: la capacità di identificarsi con l'animale, nel tempo, viene trasferita anche alle relazioni con gli altri esseri umani; l'antropomorfismo: l'attribuzione di alcune caratteristiche umane all'animale, può rappresentare un valido meccanismo per superare un eventuale egocentrismo e focalizzare la propria attenzione sul mondo esterno;
  • il senso di comunione con la natura.


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